martedì 29 marzo 2011

attenzione-alle-truffe-sulla caldaia

LUCCA - In seguito a svariate segnalazioni dei cittadini in materia di controlli delle caldaie, Codacons denuncia la complessità normativa che si in quanto confusa si presta a speculazioni ed abusi: non è necessario eseguire la manutenzione tutti gli anni. All'interno, la spiegazione dei regolamenti.

La manutenzione delle caldaie domestiche non va fatta necessariamente tutti gli anni. Per tanto tutti i proprietari delle caldaie con potenza fino a 35 kw sono tenuti, salvo prescrizione diversa del proprio libretto d'uso della caldaia, a prestare la manutenzione ogni 2 anni, se la caldaia ha più di 8 anni, e ogni 4 se la caldaia ha meno di 8 anni.

E' Codacons, Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell'Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori, a sollecitare la diffusione informativa sui regolamenti che riguardano la manutenzione delle caldaie. Secondo l'associazione infatti la normativa non è stata ben recepita dai cittadini che necessitano di essere informati per non pagare manutenzioni obbligatorie che invece non sarebbero affatto dovute.

La recente e complessa normativa in materia di certificazione energetica - prima il D. Lgs. 192 del 2005, poi il D.Lgs. 311 del 2006 che ha integrato e modificato il precedente decreto - regolamenta i tempi e le modalità con cui devono avvenire le verifiche degli impianti di riscaldamento presenti in tutte le abitazioni, attribuendo la competenza per i controlli ai Comuni se hanno una popolazione maggiore ai 40mila abitanti, ed alle Province, per i restanti comuni.

In particolare, all'allegato L comma 5 del D.Lgs. 311 del 2006 viene prevista la seguente frequenza dei controlli e della manutenzione, frequenza che varia in funzione del tipo di combustibile e della potenza nominale dell'impianto (chiamiamola "pn"):

- Gli impianti con pn<35 KW (nel caso di combustibile solido o liquido - legna, gpl, gasolio, pellets) una volta l'anno;

- Gli impianti con pn<35 KW (nel caso di combustibile gassoso - metano):

ogni 2 anni: se hanno un'anzianità di installazione dell'impianto superiore a 8 anni
ogni 4 anni: se hanno un'anzianità di installazione inferiore a 8 anni (Questa seconda ipotesi è quella che coinvolge la stragrande maggioranza dei cittadini e delle relative abitazioni presenti sul territorio.)
- Gli Impianti con pn>350 KW una volta l'anno (tali impianti sono caratterizzati una potenza nominale del focolare molto alta, e sono, per esempio, quelli condominiali centralizzati.)

Inoltre, per quanto riguarda il controllo fumi delle caldaie con annessa pulizia le scadenze sono le seguenti:

- Ogni 4 anni se la caldaia ha meno di 8 anni, ed è stagna o installata esternamente all'appartamento;

- Ogni 2 anni se la caldaia ha più di 8 anni ed è stagna oppure installata esternamente all'appartamento.

- se la caldaia è installata da meno di 8 anni ma non è stagna ed è installata all'interno dell'abitazione, i controlli di efficienza termica vanno effettuati ogni 2 anni.

Si segnala il fatto che la normativa prevede che gli enti locali competenti debbano effettuare un ispezione annuale per almeno il 5% degli impianti presenti sul territorio di competenza.

Per quanto attiene al territorio lucchese, tra l'altro, tutti gli enti competenti per i controlli, in particolare la Provincia di Lucca, il Comune di Lucca, il Comune di Capannori e quello di Viareggio, in data 10 aprile 2007 hanno stipulato un protocollo di intesa con le associazioni di Categoria, le associazioni dei consumatori e le società che si occupano delle verifiche (Sevas S.r.l., Lucca Holding Servizi S.r.l., Versilia Servizio S.r.l.) avente come fine l'attuazione di campagne di manutenzione ed ispezione degli impianti termici siti nei territori di rispettiva competenza.

Secondo Codacons la maggior parte della popolazione non ha ancora chiaro cosa preveda la legge, quali siano le scansioni temporali nei quali devono essere effettuati i controlli, per quali tipi di impianti le ispezioni devono essere fatte più frequentemente e quali sono i soggetti autorizzati ad effettuare le verifiche e questo dipenderebbe dal fatto che il protocollo di intesa non è stato ben attuato dai soggetti coinvolti, che, forse, data la complessità delle previsioni di legge, avrebbero dovuto dare al cittadino un informazione più chiara e dettagliata.
fonte:loschermo.it

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