domenica 3 aprile 2011

"Clinica degli orrori", sette anni a prete manager

Sette anni di reclusione: è questa la condanna inflitta dal Gup del Tribunale di Paola all'ex sacerdote Don L., il responsabile dell'Istituto Papa Giovanni XXIII di Serra D' Aiello (Cs), passato alle cronache come "la clinica degli orrori".
La sentenza (n. 317/09) è stata emessa nei confronti di cinque imputati che hanno scelto il rito abbreviato; nei confronti delle altre ventidue persone sono in corso più procedimenti ordinari.
I reati contestati: associazione per delinquere, appropriazione indebita, truffa aggravata, riciclaggio, furto ed abbandono di minori o incapaci. Inoltre, utilizzazione di diffuse fatturazioni per operazioni inesistenti, falsificazioni di documenti contabili: in totale sono scomparsi decine di milioni di euro. Tutti i reati sono stati perpetrati attraverso la gestione deviata dell'istituto di assistenza da parte di Don L. quale presidente autorizzato con pieni poteri da Mons. A.,
Vescovo di Cosenza.
Una sistematica spoliazione delle risorse destinate all’istituto, al fine di determinare situazioni di arricchimento personale che si erano consolidate nel tempo a discapito dei degenti, lasciati in condizioni di grave abbandono sul piano sanitario ed igienico.
Vi era, quindi, un grande business che ruotava attorno alla clinica che contava fino a novecento pazienti residenti nell'istituto, ricoverati per anni e anni e provenienti da tutta Italia.
Il Don L. e soci, approfittando del ruolo ricoperto, gestivano il patrimonio dell'istituto in modo improprio, sperperando le provviste economiche, le rette periodiche corrisposte dai degenti, le
erogazioni pubbliche corrisposte dall' Azienda Sanitaria di Paola, dalla Regione Calabria e da altre Aziende Sanitarie.
La gestione impropria ha comportato il progressivo decadimento dell'Istituto, il suo ingente indebitamento economico, il venir meno dello standard minimo di trattamento igienico sanitario degli ospiti. Questi ultimi vivevano in condizioni pietose, abbandonati a sè stessi ed
erano affetti da patologie legate alla sporcizia mentre il “prete-manager” che gestiva la clinica viveva nel lusso più sfrenato: una sfarzosa residenza ed acquisti personali preziosi a fronte di
uomini e di donne rinchiusi in stanze che non erano stanze, coperti di stracci e costretti a vivere con quel poco che l'istituto passava.
A seguito di questi eventi, l’istituto di accoglienza è stato chiuso e gli ospiti sono stati collocati in altre sedi. Al momento della chiusura contava più di cinquecento dipendenti che hanno subito disagi economici enormi a causa del mancato pagamento degli stipendi e del TFR.
Cittadinanzattiva-TDM Calabria Onlus si era costituita parte civile nel processo ed è stata rappresentata in giudizio dall’avvocato Marcello Nardi, del foro di Cosenza e legale della rete di Giustizia per i Diritti.
Il Gup del Tribunale di Paola ha riconosciuto un risarcimento a favore dell’Associazione e delle altre parti civili costituite ai sensi dell’art. 538 e ss. c.p.p. (Condanna per la responsabilità civile).
Nei confronti della sentenza è stato proposto appello presso la Corte d' Appello di Catanzaro.


Data notizia: 02/04/2011
, a cura di Peppe Paino

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