venerdì 22 aprile 2011

Gli scrocconi d’Italia. La guerra ai falsi invalidi

È una battaglia senza esclusione di colpi quella da poco cominciata in Italia: la battaglia contro favoritismi politici, medici compiacenti, criminalità organizzata. Contro la Grande truffa ai danni dell’Inps e quindi dello Stato. Pensioni regalate e soprattutto indennità di accompagnamento (la somma destinata a chi deve assistere un invalido) non dovute vanno di pari passo con le Asl che cercano di evitare i controlli e continuano a fare clientelismo. Panorama ha analizzato i dati resi noti dall’Inps e scoperto scenari tanto inediti quanto inquietanti. Un esempio? Nel 2010 le richieste di pensione di invalidità avanzate da finti pazzi raggiungono il record del 37 per cento sul totale. Ancora: un italiano su 33 l’anno scorso ha fatto domanda di invalidità civile e, sempre nell’ultimo anno, si è visto che metà delle valutazioni delle aziende sanitarie locali era da bocciare. Insomma, un quadro diffuso di illegalità che danneggia da anni i veri invalidi e che nel 2010 ha fatto lievitare la spesa delle casse dell’Inps a 16,1 miliardi. Cioè un punto di prodotto interno lordo.
UN ESERCITO DI INVALIDI
Gli invalidi civili sono oltre 2,86 milioni. Il piano di verifiche straordinarie prevedeva il controllo di 300 mila posizioni tra 2009 e 2010 e ne prevede 250 mila quest’anno e altrettante nel 2012: 800 mila in quattro anni. All’Inps, un gigante con un bilancio di 545 miliardi di euro secondo solo a quello dello Stato, sanno che l’impresa non sarà facile, come dimostrano due facce della stessa medaglia: da un lato episodi di inefficienza o di collusione da parte dei dipendenti; dall’altro le minacce di morte a funzionari nel Sud per avere denunciato qualche verminaio. Perché lucrare sull’invalidità civile o godere di certe prestazioni, come nel caso dei falsi braccianti agricoli, è redditizia attività della criminalità organizzata.
Nominato nel luglio 2008, il presidente Antonio Mastrapasqua ha riorganizzato l’Istituto di previdenza sociale e con la legge del 2009 il governo delle pensioni di invalidità è passato dalle regioni all’Inps stesso. Come Mastrapasqua sottolineò nell’intervista a Panorama a fine dicembre 2010, nel primo anno si arrivò al 20 per cento in meno di domande e all’11 per cento di pensioni revocate, pari a circa 600 milioni di denaro non erogato e 500 milioni di mancato guadagno della criminalità. Nel 2010 si è andati ancora avanti, con il 23 per cento di revoche e circa 150 milioni di mancate liquidazioni.
I maggiori controlli provocano anche maggiore prudenza nel potenziale truffatore. Nel 2010, infatti, le domande pervenute all’Inps sono state 1,8 milioni, il 17 per cento in meno dei circa 2,2 milioni dell’anno prima: all’incirca 1,2 milioni riguardano pensioni di invalidità o indennità di accompagnamento, le cosiddette prestazioni economiche, mentre altre 600 mila riguardano i disabili, come sconti per auto e permessi per assistenza in base alla legge 104, sconti per protesi, esenzioni ticket. Delle 100 mila verifiche straordinarie dello scorso anno ne sono state definite finora 47 mila, con il 23 per cento di revoche, ma con punte del 53 per cento in Sardegna e del 47 in Umbria.
CLIENTELE POLITICHE
La politica ha un ruolo decisivo nella Grande truffa. Nelle regioni la pensione di invalidità civile è vista come ammortizzatore sociale e concessa con manica larghissima. Lo denuncia con chiarezza il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, nella relazione alle Camere del 30 giugno 2010 in base alla delega sul federalismo fiscale. Con la modifica del Titolo V della Costituzione l’assistenza sociale è passata alle regioni e dal 2003 al 1° gennaio 2010, sottolinea Tremonti, «il numero degli invalidi civili è quasi di colpo passato dal 3,3 al 4,7 per cento della popolazione». Così, la spesa è balzata a 16,1 miliardi di euro nel 2010, un punto di prodotto interno lordo, dagli 11,8 del 2003. Insomma, aggiunge il ministro, visto che non c’è stata una proliferazione su vasta scala di patologie invalidanti, «è evidente che la causa del fenomeno è stata politica. Una causa rispetto alla quale il ruolo non positivo delle regioni è stato non marginale». Nella relazione non c’è scritto, ma lo scandalo si annida in particolare nelle indennità di accompagnamento che ammontano a oltre 12 miliardi sul totale di 16,1.
Pur tenendo conto dell’invecchiamento della popolazione, alcune regioni fanno registrare percentuali sospette. Il record di aumento complessivo dell’invalidità nel 2010, soldi effettivamente versati, spetta al Molise con il 9,1 per cento e con l’11,6 per cento per la sola indennità di accompagnamento. Seguono il Lazio con un +8,9 per cento e la Puglia con un +7,1. Ma l’aumento dell’accompagnamento è nettamente superiore alla pensione di invalidità in tutta Italia.
L’Umbria con il 6,8 per cento e la Sardegna con il 6,6 sono le regioni con la maggiore percentuale di invalidi civili rispetto alla popolazione. Riguardo al Lazio, un dirigente dell’Inps ammette che vi «si possono produrre attività clientelari più evidenti che altrove. A Roma ci sono i palazzi del potere e le associazioni di ogni categoria e l’invalidità civile è un beneficio redistributivo che nel passato non ha avuto alcun nesso reale con la certificazione sanitaria». Parole sconcertanti nella loro chiarezza, anche perché era sufficiente la certificazione della commissione Asl (e le aziende sanitarie dipendono dalle regioni), mentre oggi è condizione necessaria ma non sufficiente, perché occorre il via libera dei medici legali dell’Inps.
I CONTROLLI
«In passato il controllo sanitario era effettuato da medici convenzionati con il ministero dell’Economia, senza coordinamento né omogeneità, mentre un infarto va valutato allo stesso modo in Lombardia e in Sicilia» spiega Massimo Piccioni, coordinatore generale medico legale dell’Inps. Oggi «l’attività coordinata a livello centrale dà maggiori garanzie, tutto è informatizzato». Anche se qualche volta si ha l’impressione di svuotare il mare con il secchiello. Si può pensare che dei rom arrestati per omicidio siano (anche) falsi invalidi? Eppure a Latina la squadra mobile, indagando su omicidi compiuti da membri di due famiglie nomadi, Di Silvio e Ciarelli, ha scoperto che 40 componenti su 60 avevano una pensione di invalidità.
Dal 1° gennaio 2010 è cambiato il processo di accertamento: la domanda va presentata all’Inps, quindi le commissioni Asl, che l’anno scorso hanno chiesto solo nella metà dei casi di essere integrate da un medico dell’Istituto, valutano i requisiti e poi la pratica torna all’Inps. Occorre ancora un anno per liquidare una pratica e Mastrapasqua spera che entro il 2011 si raggiunga l’obiettivo dei 120 giorni. Aggiunge Piccioni: «La convocazione per la visita è fatta dalle Asl e i ritardi non dipendono da noi. Detto questo, sarebbe meglio sdoppiare le commissioni». Cioè duplicare semplifica? «Sì, perché ci sono prestazioni economiche dirette dello Stato, come pensioni e accompagnamento, e benefici come l’esenzione dal ticket o il diritto ad avere una protesi». Nel primo caso, continua il professore, «dovrebbe occuparsene lo Stato, cioè l’Inps; nel secondo le regioni. Se le Asl si occupassero solo delle situazioni in cui non c’è un beneficio economico diretto, tutto sarebbe più facile ed economico». Anche qui ci vorrebbe una legge e probabilmente crollerebbe il numero delle truffe. Non è una coincidenza, infatti, che problemi al sistema nervoso e psichici siano in vetta ai motivi di richiesta di prestazione, così come le stesse patologie risultino nella maggior parte delle richieste non accolte. Le presunte «epidemie» di pazzia non sono rare.
E le Asl non collaborano. Sconcerta l’assenza di collaborazione da parte delle Asl. Per le verifiche straordinarie nel 2009 è arrivato all’Inps solo l’8 per cento dei fascicoli richiesti. Per gli altri la giustificazione è disarmante: i fascicoli non si trovano. E così per il 2010 l’Inps ha chiesto la documentazione sia alle Asl che ai cittadini: le prime hanno inviato solo il 21 per cento dei fascicoli, i secondi il 63. Poi ci sono i casi limite.
L’Asl di Modena ha risposto all’Inps che inviare gli oltre 850 fascicoli fino a quel momento richiesti avrebbe avuto un costo tra i 12 mila e i 25 mila euro. L’archiviazione, ha spiegato in una lettera la direttrice Alessandra Di Palma, è stata appaltata al Consorzio servizi organizzati di Genova che applica tariffe «vincolate al peso del cartone entro cui sono inseriti i fascicoli, archiviati per seduta di commissione e non per singolo nominativo». Dunque, «la richiesta di un singolo fascicolo può corrispondere al costo dell’intero cartone, ovvero anche 30 euro». E meno male che è tutto informatizzato. L’Inps ha risposto picche. Dal 1° giugno 2010 allo scorso 20 gennaio alla Asl e ai cittadini di Modena sono stati chiesti 1.620 fascicoli. L’azienda sanitaria ne ha inviati solo 79 (4,87 per cento) e i cittadini 787 (48,88 per cento).
Un altro dato dimostra che le Asl ci marciano. Nel secondo semestre 2010, su 24 mila verifiche ordinarie, l’Inps ha bocciato il 49 per cento dei verbali Asl: revoca totale per oltre 7 mila casi, prestazione economica inferiore in altri 4.800.
LA TASK FORCE
Insomma, è una battaglia campale. E per questo Mastrapasqua ha messo al vertice della direzione audit, ispettorato e sicurezza un giovane generale della Guardia di finanza, Flavio Marica, la cui iniziativa più recente è la costituzione dell’unità antifrode che si occuperà di ogni illecito. La task force è guidata da un ex colonnello delle fiamme gialle che coordina quattro uomini e sta organizzando una banca dati che collaborerà tra l’altro con quelle dell’Agenzia delle entrate, del Pubblico registro automobilistico e del catasto. In tutta Italia ci sono altri 20 dirigenti e una cinquantina di funzionari, ma è presto per un bilancio.
IL CONTENZIOSO E IL CASO FOGGIA
Sono oltre 1 milione le cause che riguardano l’Inps, il 20 per cento del totale, tanto da far dire a Mastrapasqua con amara ironia di essere «il maggior azionista dei tribunali». La Puglia è un caso a sé: fino al primo semestre del 2010 il contenzioso pugliese rappresentava oltre il 65 per cento di quello nazionale e a Foggia c’era il 37 per cento delle cause di tutta Italia. Dopo l’incontro fra Mastrapasqua e il presidente del tribunale di Foggia nel giugno 2010 e l’invio di una task force, i ricorsi sono crollati: erano stati 21.696 nei primi sei mesi dell’anno scorso, sono scesi ad appena 1.763 nel secondo semestre. «In Puglia sta funzionando la collaborazione tra Inps, magistratura e forze dell’ordine» sottolinea Marica «una strada che percorreremo in tutta Italia».
In quella regione truffare l’Inps è routine. Un oculista, convenzionato con l’Istituto, nel 2009 aveva confermato la cecità totale di un uomo di 76 anni di Galatina, nel Leccese, che da 38 anni incassava pensione di invalidità e indennità di accompagnamento. La Finanza ha scoperto che ci vedeva benissimo e lo ha denunciato insieme con il medico. Aveva incassato 150 mila euro.
Più grave l’inchiesta Codex nella quale sono indagati 14 avvocati di alcuni studi legali di Foggia, Cerignola, Margherita di Savoia e Trinitapoli. Avrebbero percepito parcelle per oltre 16 milioni di euro solo nel 2009 come spese legali che l’Inps è stata condannata a pagare. Come? Intentavano una causa sostenendo che un bracciante (vero o falso) non aveva lavorato da raccoglitore, per esempio, ma come trattorista, chiedendo la rivalutazione dei contributi.
I FALSI BRACCIANTI AGRICOLI
Un fenomeno meno noto è quello dei falsi braccianti agricoli, soprattutto in Puglia. Con appena 51 giorni di lavoro l’anno si è compresi in un elenco e si usufruisce di prestazioni come l’indennità di disoccupazione. L’elenco viene pubblicato a maggio con riferimento all’anno precedente, dunque «se non c’è costanza di rapporto di lavoro è impossibile controllare» dice Marica a Panorama. Altrimenti i sistemi sono molteplici: le dimensioni di un terreno, per cui è curioso che su uno che aveva una potenzialità massima di 100 giornate lavorative l’anno ne siano state indicate 50 mila; un controllo al catasto, scoprendo più aziende agricole che indicano la stessa particella catastale, o, ancora, le zone di rispetto stradale, cioè la stretta striscia di terra che corre accanto alla strada asfaltata. L’Inps ha chiesto di cambiare la normativa, per esempio accorciando i tempi di denuncia da parte delle aziende agricole, ma interessi contrari, se non vere e proprie lobby, frenano ogni cambiamento.
Nel 2009 i braccianti erano 916.249, oltre 7.600 in meno del 2008. Le regioni che hanno avuto il calo più sensibile sono la Sicilia (meno 5.569) e la Sardegna (meno 4.553). La Puglia, pur con un calo di oltre 1.100 braccianti,  mantiene il record nazionale con oltre 178 mila. Gli aumenti più significativi si sono avuti invece nel Trentino-Alto Adige (più 2.605) e in Emilia-Romagna (più 2.217). Ma anche qui si ottengono i primi risultati: nel 2009 sono stati scovati 75 mila falsi braccianti e altri 80 mila nel 2010.
Insomma, tra furbetti e criminali, se si arriva alle task force vuol dire che contro la Grande truffa sarà guerra senza quartiere.

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