venerdì 22 aprile 2011

Un petto di pollo tra la biancheria. Quelle tonnellate di cibo proibito che viaggiano in valigia

Gli alimenti pericolosi viaggiano anche in valigia? Sì, eccome.
Le verdure contaminate o le carni tossiche non arrivano sul nostro territorio solamente all’interno dei container che sbarcano nei porti italiani, come ha dimostrato il viaggio di Panorama.it, ma anche negli scali aeroportuali.
Quelle piccole e apparentemente innocue quantità di cibo nascoste tra slip, camicie e calzini, possono essere la causa di epidemie e infezioni sia per gli esseri umani sia per animali. Un esempio? L’influenza aviaria (che alcuni anni fa faceva davvero paura e oggi è “passata di moda”: all’attenzione di media, esperti e opinione pubblica ormai c’è il Virus A).
I prodotti di origine animale, infatti, sono in grado di trasmettere gli agenti patogeni delle malattie infettive degli animali stessi. Per questo motivo è stata vietata con il Regolamento europeo 745/ 2004, l’importazione di carni da tutti quei Paesi che non appartengono all’Unione e disposti dei controlli a campione da parte di Dogana e Ministero della Salute sulle valigie dei passeggeri in arrivo dalle aree considerate a rischio.
Ma i cittadini d’Europa, in barba ai divieti comunitari a tutela della salute pubblica, continuano a trasportare nei loro bagagli qualsiasi tipo di alimento vietato. E l’Italia è il Paese europeo potenzialmente più esposto al rischio di introduzione clandestina di prodotti alimentari pericolosi: nel 2007 su 1.212 punti d’ingresso (porti e aeroporti) in tutta Europa, era al primo posto con 380 ingressi.
Nonostante questo dato apparentemente preoccupante le Dogane più indaffarate a sequestrare e distruggere alimenti tossici non sono quelle italiane ma quelle inglesi, spagnole e tedesche. Nei bagagli dei passeggeri che qui atterrano si trova carne, latte, pesce, uova, formaggi e “specialità” tipiche del Paese di provenienza.
Tra i viaggiatori più indisciplinati quelli d’origine asiatica, nordafricana ed est europea
. Al top della “black list”: Cina, Turchia, Russia, Egitto, Ucraina e Thailandia.
Nel 2005 su 73.400 bagagli sequestrati in tutti gli scali europei, sono state ritrovate e distrutte oltre 144 tonnellate di carne e 66 tonnellate di latte e formaggi considerati pericolosi. Nei dodici mesi successivi, i controlli alle frontiere effettuati dal personale (grazie al fiuto sopraffino delle unità cinofile) su ben 111 mila valigie hanno registrato un incremento considerevole sia sulle carni importate (256 tonnellate) ma soprattutto sul latte (246 tonnellate). Nel 2007, invece, pur essendo sempre molto alto il numero delle merci sequestrate (367 tonnellate) si è verificata una diminuzione nel trasporto clandestino di alimenti.
Panorama.it è andata a vedere che cosa accade nell’aeroporto toscano di Pisa. I numeri non sono certamente quelli imponenti di un grande scalo portuale (Pisa è indubbiamente importante per i collegamenti intercontinentali ma ha dimensioni ridotte) ma considerando le dimensioni medie di un bagaglio, i risultati sono comunque significativi.
Nel 2006 nell’ aeroporto Galileo Galilei, la Dogana con la collaborazione del PIF, gli ispettori del Posto d’Ispezione Frontaliera del Ministero della Salute, hanno sequestrato 136 bagagli e distrutto 7 quintali di alimenti illegali.
Quest’ultimo dato è cresciuto sensibilmente già nel 2007 con 890 chilogrammi di prodotti sequestrati, ed è schizzato al di sopra della tonnellata di merce distrutta tra gennaio e dicembre dello scorso anno.
La provenienza dei viaggiatori “pizzicati” conferma le analisi e i dati riscontrati a livello comunitario: cinesi ed albanesi. Nei loro bagagli sono stati trovati petti di pollo, carne di altri volatili (spesso già in decomposizione per il lungo viaggio) latte, varie tipologie di formaggi e lingue di anatra. Proprio quest’ultime sono tra le specialità cinesi più sequestrate nello scalo pisano. Un fenomeno che si spiega per la vicinanza della comunità cinese di Prato, la più numerosa d’Italia dopo quella di Milano, dove la lingua d’anatra viene affumicata e utilizzata per realizzare piatti tipici della Regione cinese del Fujian.
“Non si devono sottovalutare i pericoli che possono derivare dall’importazione illegale di alimenti infetti anche se si tratta di piccole quantità di cibo” spiega Grazia Tasselli, dirigente del Posto Ispezione Frontaliera di Livorno e Pisa. “La carne e il latte non controllati e quindi non autorizzati all’ingresso sui territori comunitari possono veicolare malattie pericolose sia per gli uomini che per gli animali. Per questo motivo, nonostante si siano spenti ormai da molti mesi i riflettori mediatici sull’influenza aviaria, i controlli alle frontiere per evitare il propagarsi del virus sono ancora attivi“.
Quindi, nessun souvenir culinario è ammesso dalle Dogane aeroportuali? No, qualche alimento può essere portato in valigia. La rigidissima normativa europea lascia spazio a poche eccezioni, consentendo il trasporto di piccole quantità di cibo per uso personale solo da nove Paesi: Andorra, Svizzera, San Marino, Croazia, Groenlandia, Islanda , Norvegia, Isole Faeroer e Liechtenstien.
Per le restanti regioni mondiali, vale una regola “non scritta”: le prelibatezze locali vanno consumate sul posto. Anche perché, secondo molti, si gustano di più…
(Fine terza puntata, qui la prima e qui la seconda)

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